Bari Sparita: il Palazzo del Catapano

F. Schettini – Ricostruzione del palazzo del Catapano di Bari

Quando nel 875 morì il giovane Ludovico II, imperatore dell'Impero Carolingio, l'imperatore d'Oriente Basilio ne approfittò per mandare il precettore, o bajulus, di uno dei suoi figli, il primicerio Gregorio a riprendersi la città di Bari ottenendo il riconoscimento della sua autorità da parte dei cavalieri longobardi che controllavano la città; l'impero d'Oriente era uscito vincitore nel confronto con il Sacro Romano Impero tedesco. Per un secolo governò il meridione dell'Italia con gli strategoi, parola greca che venne usata per indicare dei funzionari a cui era demandato il controllo delle province più lontane e che prelevavano il loro compenso dalle tasse imposte ai territori sottomessi.
Nel 970 l'imperatore bizantino decise una riorganizzazione amministrativa della provincia d'Italia unendo i thema di Langobardia e di Calabria e ponendoli sotto il controllo di un Catapano a cui dovevano rispondere gli strategoi delle singole regioni. Il Catapano era un funzionario di alto rango ed infatti il significato etimologico del termine, probabilmente di origine greca, è letteralmente colui che sta sopra, ed aveva giurisdizione su tutti i possedimenti bizantini in Italia. Il primo Catapano d'Italia fu Eugenio che, nominato direttamente dall'Imperatore Niceforo Foca, arrivò nella penisola nel 969 con il compito di riportare ordine nei territori campani dove Bisanzio stava perdendo terreno a tutto favore dei duchi longobardi.
La residenza del Catapano rimase a Bari, già scelta un secolo prima per la sua posizione strategica, e fu anche riorganizzata nella struttura logistica, nacque così il Praitorion che nei documenti veniva indicato come curte Praetori pubblici o curte domnica que dicitur Catapani. Era un vero recinto fortificato perchè il potere bizantino a Bari non era così amato e spesso scoppiavano disordini tra le fazioni in cui era divisa la città; da una parte i filo-bizantini n cui si riconosceva quella parte di popolazione che viveva e prosperava sotto la protezione degli strategoi prima e dei catepani poi, dall'altra una fazione dapprima spinta da istanze d'autonomia e che dopo l'arrivo in Apuliae dei Normanni decise prima di servirsene ma poi finì per riconoscersi sotto la loro bandiera.
I Catapani infatti non solo dovevano difendere i territori bizantini in Italia meridionale dagli attacchi dei Longobardi e dei Saraceni ma dovettere anche fronteggiarre la rivolta del 1009 guidata da Melo il quale riuscì anche ad occupare Bari procurand estesi danni al palazzo del Catapano.
Gli archeologi ritengono che il Catapanato sia stato costruito nello stesso sito dove in epoca romana si trovava la sede dei magistrati, nella quale si insediarono poi i gastaldi longobardi, ed ancora gli emiri arabi dal 847 al 871 ed, infine lo stratega bizantino prima del catapano. Il palazzo doveva essere costruito sul modello dei palazzi imperiali di Bisanzio ed era una vera e propria cittadella dove all'interno non vi era solo la residenza del Catapano ma anche uffici e caserme le quattro chiese di Santa Sofia, San Basilio, Sant'Eustrazio e San Demetrio ed anche dei pezzi di terra coltivati ad orto e utili in caso d'assedio come era consuetudine per le cittadelle fortificate.

L'entrata della Corte del  Catapano ancora visibile nella cittadella nicolaiana di Bari, IT

Quando venne deciso che la sede del Catapanato sarebbe stata Bari esisteva già un Kastron, una cittadella fortificata, dove era la residenza del comandante, dei funzionari e l'alloggio della guarnigione ma sarà solo con Basilio Mesardonites che sarà rivista completamente la cittadella.
Il nuovo catapano era stato mandato nel 1011 dall'imperatore Basilio II per domare la rivolta di Melo da Bari che sconfitto si rifugiò pressso la corte longobarda dei Principi di Capua. Basilio Mesardonites riconquistata la città fece restaurare ed ampliare il Palazzo del Catapano.

Epigrafe di Basilio Argiro Mesardonites, XI secolo – Museo della Basilica di S. Nicola, Bari IT

Quando i lavori furono finiti venne apposta una epigrafe a ricordo di quanto Basilio Mesardonites aveva costruito; questa epigrafe fu ritrovata durante dei lavori eseguiti nel 1930 nella Basilica di S. Nicola. Era stata reimpiegata, capovolta, come davanzale di una delle esafore della basilica e purtroppo questo riuso, per cui la lastra di marmo fu refilata, ha causato la perdita di una parte si a destra che a sinistra. Il paziente lavoro dei filologi ha permesso la ricostruzione delle parti mancanti e quindi la traduzione del testo dal greco:
Con grande impegno e con lodevolissimo ingegno il molto valente Basilio Mesardonites, che si distingue per l’eccellenza, di stirpe imperiale (εξ ανακτων το γενοσ), ha innalzato il Pretorio con estrema perizia poiché ha provveduto a questo con mattoni duri come la pietra, ha costruito una nuova arca fortificata, ha edificato dalle fondamenta questo antemurale per la protezione degli alloggi delle truppe, per la gloria e il vanto del Palazzo. (Spinto) poi da un sincero anelito ha costruito in pietra la chiesa del glorioso Demetrio, che ha eretto come un faro affinché essa illumini chiaramente in (tutta) la sua gloria coloro che abitano qui e che (vi) abiteranno … (Traduzione Francesca Fiori)

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