Salapia le tre città del lago

Saline di Margherita di Savoia – Scavi dell'antica Salapia

Fino al 1879 erano chiamate Le Saline di Barletta, era ed è la distesa salata più grande d'Italia, una superficie di 4.000 ettari che si sviluppa lungo 20 km di litorale.
Un tempo qui si trovava il Lago Salpi: i suoi depositi di sale furono utilizzati fin dal Neolitico e poi anche da Greci e Romani. L’interesse dell’uomo a questa zona e ai suoi prodotti deriva da motivi economici ma è anche dovuto alle virtù terapeutiche delle Acque Madri, o acque rosse, usate nelle cure termali. Già Plinio il vecchio parlava della salina naturale che si formava quando l'acqua di mare durante l'alta marea entrava nell'area prossima al mare del Lago Salpi per poi evaporare durante la bassa marea. Prossima alla salina naturale venne fondata dai romani la città di Salapia ma già prima di loro un altra città era nata sulle sponde del lago salato.
La città di Salapia nei secoli fu fondata tre volte; la prima secondo il mito ad opera di Diomede ma, secondo gli indizi emersi dagli scavi da coloni di Rodi; la seconda in età romana quando per problemi di salubrità l'antica Elpia o Salpia vetus fu lasciata e a poca distanza fondata la nuova città che si chiamò Salpia Nova; ed infine la terza città in età medievale. Queste rinascite non hanno dato vita ad una città stratificata ma, al contrario, a tre diverse città che seppure vicine hanno lasciato segni distinti. Lo spostamento e la rinascita di ogni una nuova città è sempre stato connesso allo sfruttamento del lago di Salpi o Sulvi, altra denominazione usata nei tempi antichi per indicare la distesa di acqua salmastra che una lunga lingua di terra divideva dal mare.

R. Goffredo: Ricostruzione ipotetica del Lago costiero di Salpi tra VIII e IV secolo a.C.

Le tre città sono state individuate da una foto aerea in cui sono distinguibile tre diverse aree pertinenti rispettivamente alla città greca, alla città romana ed a quella medievale.
L'unica fonte sulle origini della città diomedea è Vitruvio che riporta non solo il riferimento a Diomede ma anche ad un condottiero Elpias Rhodius, che guidò su queste coste una gruppo di coloni provenienti da Rodi; dell'antica città parla anche Strabone che ne attribuisce la fondazione ai Rodi-Coi che la chiamarono Elpie. Anche Stefano Bizantino, geografo del V sec. d.C., cita Elpia come urbs in Dauniis, a Rhodiis condita ...
Gli archeologi stanno cercando di individuare dove si trovava l'antica Elpie poiché nel tempo il lago di Salpi è molto cambiato. Oggi è un lago di forma rettangolare diviso dal mare da una lingua di terra ed in comunicazione con il mare mediante due canali che si trovano alle estremità.
Il più antico riferimento letterario alla città greca risale al IV secolo a.C. ed è di Licofrone, erudito greco di età alessandrina, che nel suo poema tragico Alexandra narrando le vicende di Cassandra dopo la caduta di Troia cita l'esistenza di un naos che avrebbero costruito i capi dauni in onore di Cassandra nella Dardanos Polis che si trovava presso il lago di Salpi.
Senza pretendere di trovare nel territorio di Elpie i massi delle mura di Troia che Diomede aveva portato con sè e con i quali, secondo il mito, segnò i confini del suo regno in Daunia,l'ipotesi di localizzazione deve tener conto della reale grandezza del lago di Salpi all'inizio del VIII secolo a.C. Alcuni studiosi sostengono che gli attuali Lago di Salpi ed il Lago di Pantano Salso fossero allora un unico grande lago e Strabone racconta che era molto esteso quando la Salapia vetus o Elpie doveva trovarsi nella sua zona meridionale. in località Torretta de' Monaci presso il fosso Marana di Lupara.
Proprio Strabone è la fonte letteraria che da più informazione sulla prima fondazione di Elpie, ma la sua storia non ha alcun collegamento con le colonizzazioni da parte degli abitanti di Rodi dei territori in Magna Grecia e che nel VIII secolo portarono alla fondazione delle città di Gela ed Agrigento. Strabone indica dove doveva trovarsi Salapia ponendola a 140 stadi da Siponto e specificando che i due centri erano separati da un fiume e dalla bocca di una laguna; la scelta di realizzare degli abitati in prossimità dei bacini è confermata dalla presenza di villaggi già in età preistorica o protostorica come a Coppa Nevigata, area archeologica a nord di Salapia.
Sicuramente attestata è invece una Salpia Messapica o Dauna di cui è stata ritrovata la necropoli; i dati raccolti hanno consentito di determinare l'esistenza di una Salapia messapica tra il IX ed il III secolo a.C. che sorgeva a circa 8 km dalla costa, adagiata in una depressione in cui era presente abbondante acqua stagnante.
La necropoli messapica è stato oggetto di scavo archeologico negli anni sessanta e settanta del secolo scorso ed i ritrovamenti hanno rivelato la frequentazione ininterrotta dall'ultima età del bronzo sino al III secolo a.C.

Abraham Ortelius - Theatrum Orbis Terrarum , Anversa 1570 – Particolare con indicazione di  Salpia vetus

Quando i romani ebbero la meglio sui Messapi la città riconobbe il loro dominio ma all'interno rimasero delle frange che a più riprese tentarono di riconquistare l'autonomia e questo fu chiaro durante la Seconda guerra Punica quando, per potersi liberare del dominio di Roma, un princeps Dasio si schierò con i suoi dalla parte di Annibale in contrapposizione a un princeps Blattio filoromano. Annibale nel 214 a.C. la sottomise e vi fece passare le stagioni invernali al suo esercito almeno fino a quando nel 210 a.C. il console Claudio Marcello riuscì a riprenderla. Ma evidentemente Annibale considerava Salpia vetus un centro strategico se dopo la morte del console Marcello nel 208, egli tentò di riconquistarla.
Ad Annibale e alla città che gli si vendette è legata anche la leggenda di Iride una donna del luogo, forse una meretrice, con cui il generale cartaginese intrecciò una relazione amorosa; la storia venne anche raccontata da Plinio riferendosi alla città di Salpia come Oppidum Annibalis meretricio amore inclitum , ovvero come città che si vendette ad Annibale. Secondo la leggenda quando Roma riprese Salapia, l'amante di Annibale fu punita con la morte per lapidazione e da allora il suo spirito vaga per le saline e dimora in località Alma Damnata.
L'antica Elpia romana o Salpia vetus si trovava tra l'Ofanto e la palude costiera e questa posizione rendeva malsana l'aria; Cicerone che vi passò durante uno dei suoi viaggi in oriente la ricorda come avvolta dalle esalazioni. Gli abitanti, che Vitruvio chiama ora Salapitani, ora Elpianoi, chiesero il trasferimento della città che, con decreto del Senato, fu rifondata nel I secolo a.C. da Marcus Hostilius il quale organizzò il trasferimento degli abitanti su una piccola altura nell'area nord occidentale del grande lago salato chiamata Monte di Salpi, mentre sulle rive del lago venne lasciata una statio salinae dove veniva raccolto e lavorato il sale. La nuova Salapia si trovava a quattor milia passus (6 km circa) dalla oppidum vetus. Le testimonianze letterarie ed i ritrovamenti nell'area archeologica hanno permesso di datare la costruzione della nuova città dopo il 63 a.C.

Ripresa da satellite – Gargano e Golfo di Manfredonia, evidenziata a colori l'area archeologica di Salpi

Nell'alto medioevo la città divenne sede vescovile e lo rimase fino al IX secolo quando fu trasferito nellacittà di Canosa divenuta più importante. A partire dal XI secolo con l'inizio delle Crociate, Salpi divenne una tappa per i pellegrini che sceglievano di camminare lungo la direttrice litoranea per raggiungere i porti dove imbarcarsi per la Terrasanta. La sua importanza crebbe sempre più tanto che i Templari vi costruirono anche una precettoria, un complesso che doveva dare ospitalità ai pellegrini; era un'azienda agricola ma anche una domus dove gli ordini ospitaleri curavano i malati ed aveva sempre all'interno anche una chiesa. La domus di Salpi risalirebbe al XII secolo e viene indicata nei documenti dell'epoca come S. Maria de Caritate.
La città medievale fu abitata almeno fino al XVI secolo ma dopo la soppressione della diocesi si verificò un progressivo spopolamento fino al totale abbandono; la città cadde così in rovina anche se ancora all'inizio del secolo scorso parte delle rovine erano ancora visibili.

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