Castello Aragonese di Taranto

Taranto,IT – Castello Aragonese

Nel 1481 Ferdinando IV d'Aragona convocò l'architetto senese Francesco di Giorgio Martini per costruire un castello che fosse una rocca a difesa della città da possibili attacchi dal mare e il sito prescelto non poteva essere che sulle rovine della fortezza costruita nel X secolo dai bizantini a protezione della città dagli attacchi dei saraceni e poi dai tentativi della Repubblica di Venezia di prendere il controllo del porto e del suo entroterra. Il re conosceva bene l'architetto senese perchè questo era tra i collaboratori del Condottiero Federico di Montefeltro quando questo comandava l'esercito del padre Re Ferrante.
Il problema della difesa di Taranto era quanto mai urgente perché nel XV secolo la Rocca, come era detta la fortezza angioina, non aveva più capacità difensiva contro le nuove armi e soprattutto contro la polvere da sparo che già sul finire del trecento era capace di cambiare le sorti di una battaglia.
Ferdinando IV chiamò l'architetto senese, considerato uno dei massimi esperti di ingegneria militare che aveva anche scritto un trattato sull'architettura civile e militare, in quanto voleva una fortezza concepita in modo unitario perchè secondo i nuovi criteri una fortezza poteva assolvere la sua funzione solo quando ogni elemento fosse rapportabile ad ogni altro; così torri, mura, fossato, strada coperta e spalto erano in relazione tra loro come nel continuum geometrico della prospettiva (rif. A. Fara). Alla stesura del progetto partecipò anche Ciro Ciri di Castelgrande, con cui Francesco di Giorgio aveva lungamente lavorato proprio al servizio di Federico divenuto Duca di Urbino.
Oggi gli storici considerano Francesco di Giorgio un anticipatore di quella cultura da cui nascono gli ingegnari, artisti a tutto tondo maestri di scultura, architettura, meccanica ed ingegneria che avrà il suo massimo esponente in Leonardo da Vinci.

Taranto – Pianta del Castello Aragonese nel 1492

L'architetto senese nella progettazione del castello aragonese mise in pratica tutti i concetti della sua teoria architettonica che raccomandava lo sfruttamento delle caratteristiche naturali del luogo per migliorare le capacità di difesa che a Taranto aveva nel mare il suo maggiore baluardo ma anche il suo punto debole. Come in altre sue opere Francesco di Giorgio diede alla fortezza una pianta zoomorfa, simile a quella della Rocca di Sassocorvaro dove era riconoscibile una testuggine; tuttavia il progetto di Francesco di Giorgio fu modificato nel corso dei lavori aggiungendo due bastioni che arrivavano ad inglobare il torrione S. Angelo trasformando la pianta del castello che così ricordava uno scorpione con la coda acuminata.

Castello Aragonese e canale navigabile, ricostruzione dello stato dei luoghi alla fine del '500 - Archeo Taranto

Il progetto originario quindi non prevedeva ne il bastione triangolare a sud, né la lunga appendice a nord ed i lati della fortezza ulteriormente protetti da un fossato largo; la punta triangolare e l'appendice a nord furono aggiunte solo quando la fabbrica del castello aveva raggiunto un'altezza di metri 13,5 sul livello del mare. Contemporaneamente Francesco di Giorgio decise di sfruttare il banco di tufo su cui poggiava il fortilizio scavandolo fino alla profondità di due metri per creare un fossato che isolava e rendeva inaccessibile la penisola dalla terraferma; nel punto più stretto il fossato era largo appena 36 metri tali da lasciar passare solo le barche dei pescatori ma impedendo di fatto l'accesso a Mare Piccolo ad imbarcazioni di maggiore cabotaggio. Il fossato sarebbe stato sostituito dal canale navigabile solo nel 1885.

Castello Aragonese, corridoio di S. Lorenzo. L'omonimo torrione inglobato dal muro di Crispano

Gli architetti non furono presenti per tutto il tempo dei lavori che non sempre procedettero speditamente. Quando nel 1484 i Veneziani presero Gallipoli, per il Re divenne urgente accelerare i lavori alla fortezza di Taranto; vi inviò quindi Marino Brancaccio, suo fidatissimo generale con l'incarico di indurre il castellano Matteo Crispano a concludere i lavori nel più breve tempo possibile.
Crispano, su ordine di Re Ferdinando, allungò i bastioni creando un lungo muro di difesa tra il torrione di San Lorenzo ed il Torrione dell'Angelo che di fatto fu inglobato nel castello aragonese. Ma il Torrione dell'Angelo, che esisteva già, era stato costruito a spese dei cittadini di Taranto che protestarono con il re perché lo considerarono una privazione della loro libertà di difendersi.
All'inizio la costruzione del cosiddetto Muro di Crispiano doveva consistere in un semplice camminamento che collegava il Torrione di San Lorenzo con il Torrione dell'Angelo con le feritoie su entrambi i lati. Il muro di Crispiano doveva essere lungo 50 metri ma quando i lavori erano arrivati a circa 10 metri fu cambiato il progetto: un altro muro sarebbe stato costruito per collegare il Torrione dell'Angelo con il camminamento che portava al Torrione dell'Annunziata formando una lunga appendice triangolare. Dovevano ancora essere costruiti altri 7 metri in elevazione e così una parte del Torrione di San Lorenzo che guardava verso l'Annunziata rimase inglobata nel muro.

Incisione del 1761 - La città vecchia di Taranto: sulla sinistra il Castello Aragonese

Interessante nella vicenda della costruzione è la posizione di Francesco di Giorgio che alcuni studiosi giudicano svolgesse non solo l'attività di “ingegnaro” ma anche di informatore per i suoi committenti storici che tuttavia, morto nel 1481 Federico da Montefeltro con cui Francesco di Giorgio aveva un particolare rapporto di amicizia e stima, erano abbastanza estranei a rivendicazioni sui territori pugliesi. Se un problema ci fu nel rapporto tra il Re di Napoli e Francesco di Giorgio, che non fu presente in modo continuativo sul cantiere del castello, sembrerebbe piuttosto di natura economica.
Tuttavia alla corte di Napoli l'architetto senese doveva essere tenuto in grande considerazione se qualche anno dopo Alfonso Duca di Calabria – figlio del re - gli chiese di occuparsi anche di potenziare altre fortificazioni come il cosiddetto Torrione di Bitonto dove furono poi realizzate delle opere che paiono risentire delle sue influenze progettuali.
I lavori al castello di Taranto proseguirono poi con una certa celerità e all'inizio del 1492 questo era terminato.

Castello Aragonese, veduta dall'alto – Taranto IT

Nel 1502 gli Aragonesi furono sostituiti dagli spagnoli che fecero molti interventi sulla fortezza sia per migliorarne la capacità difensiva, riempiendo di terra sia molte delle gallerie intramurali che le casematte, ma anche quella offensiva ampliando le piattaforme superiori per aumentare lo spazio a disposizione dei pezzi di artiglieria.

Castello aragonese di Taranto, XV secolo

Nella progettazione degli spazi interni, l'architetto Francesco di Giorgio Martini trasferì nel castello di Taranto alcune delle invenzioni architettoniche sperimentate in altri progetti come ad esempio nella cappella dedicata a S. Leonardo che ricorda la cappella di S. Bernardino nel castello ducale di Urbino.

Castello Aragonese, Cappella di S. Leonardo, 1492 – Taranto IT

Nel 1799 , dopo aver perduto la sua ragione d'essere come fortezza a protezione della citta, il Castello Aragonese divenne una prigione ed ospitò prigionieri illustri; tra questi forse il più famoso fu Thomas-Alexandre Dumas, personaggio storico dalle qualità eccezionali che il figlio scrittore Alexandre Dumas fece diventare l'eroe di due capolavori lettari del romantismo francese: il possente Porthos dei Tre Moschettieri ed il prigioniero Dantes poi Conte di Montecristo.

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