Lucera
La posizione geografica su un terrapieno dal quale si poteva controllare il Gargano a Nord ed il Tavoliere a sud ha deciso la storia della città di Lucera, troppo importante strategicamente per tutti i conquistatori della terra di Apulia.
Qui si erano insediate le genti di origine sub-appenninica che per prime ne ravvisarono i vantaggi strategici ma di quel primo villaggio non sono state rinvenute tracce; si deve attendere la metà del II millenio a.C. perchè un nuovo popolo si stabilisca nell'antico abitato sono i Dauni , tribù di origine japigia le cui testimonianze archeologiche sono rimaste nelle tombe della necropoli risalente al IV secolo a.C.
All'inizio dell'età del ferro migrarono verso i territori dauni alcuni gruppi, di etnia osca, provenienti dalle aree montane dell'interno; fu un fenomeno lento connesso all'economia pastorale per cui ogni inverno queste genti scendevano con le loro greggi lungo i tratturi fino all'altopiano dove il clima era reso mite dalla vicinanza del mare. Andarono ad insediarsi non nei centri abitati ma nelle campagne e con il tempo diedero vita ad una classe abbiente che si contrapponeva a quella gentilizia di origine dauna che viveva di commerci ed era concentrata nell'abitato. Fu per paura di essere sopraffate da questa parte di popolazione di origine osco-sannita che i principi dauni si allearono con Roma così come aveva fatto Capua che era stata il casus belli della prima guerra sannitica.
La storia della città dauna s'intrecciò con quella di Roma nel corso della seconda guerra sannita iniziata nel 326 a.C.; i Sanniti così come avevano mirato all'Agro Campano qualche anno più tardi stavano guardando ai fertili altopiani apuli quali territori dove espandersi; per questo Arpi, Herdonia, Luceria ed altre città daune strinsero accordi con Roma, che i Sanniti avevano già battuto e minacciavano da sud, per essere difese in caso di attacco.
Tuttavia gli accordi riguardavano non solo affrontare insieme il comune nemico sannita ma anche uno scambievole supporto militare nel caso di aggressioni da parte di altri popoli; il rispetto di questa pare dell'accordo comportò per le città della Japigia anche l'invio di fanti e cavalieri armati , inquadrati negli ausiliares, nelle campagne contro i Galli del 225 a.C..
Secondo Polibio i Messapi e gli Japigi – denominazione sotto cui erano ormai riuniti i Dauni ed i Peucezi – misero a disposizione degli alleati 50.000 fanti e 16.000 cavalieri.
Queste informazioni lasciate da Polibio hanno consentito agli storici di stimare che la popolazione di Luceria alla fine del III sec. a.C. fosse di.30.000.abitanti.
La città dauna sembra che avesse già un lunga cinta muraria guardata da torri e con grandi e piccole porte sebbene ancora non se ne siano rinvenute tracce; quando durante la prima guerra sannitica Luceria venne presa parte della cinta venne demolita ma dovette conservare possibilità di difesa se i Sanniti portarono qui e vi rinchiusero i 600 cavalieri romani che avevano catturato alle Forche Caudine. Per tener fede all'alleanza che avevano stretto con Lucera i romani subirono una delle peggiori sconfitte della loro storia e proprio davanti alle sue mura romani cercarono di alleviare il grande dolore e l'onta sofferta dai Sanniti; nel 320 a.C il console Lucio Papirio Cursore assediò la città costringendo i sanniti alla resa e catturando il loro capo Gaius Pontius che venne poi portato Roma e ucciso nel Carcere Mamertino (290 a.C.).
L'occupazione romana della città non piacque ai Lucerini che solo cinque anni dopo si ribellarono a Roma che questa volta decise di agire con mano ferma. La posizione della città era strategica, una testa di ponte per la futura conquista delle città apule; l'esercito romano riconquistò la città che divenne il presidio più lontano che Roma avesse mai avuto ma poiché non si fidava dei suoi abitanti vi trasferì 2.500 coloni dalle terre del Latium meridionale e dalla Campania. I coloni andarono ad integrarsi con la popolazione locale e alla città fu riconosciuto lo status di colonia latina, quindi con un certo livello di autonomia. Lo status di colonia latina significava poter mantenere la propria autonomia giurisdizionale, avere uno statuto autonomo, propri magistrati e poter battere moneta.
Risalgono a questo periodo alcune ipotesi riguardanti l'etimologia del nome Lucera proveniente forse dalla tribù dei Luceres a cui la colonia fu aggregata, od anche ad un tempio dedicato alla Dea Lucina che poi sarebbe stato edificato sull'acropoli, anche se non si può scartare un'origine greca del nome da “leuka eria”, ovvero lana bianca in riferimento alla lana pregiata delle greggi che vivevano sui suoi pascoli e di cui raccontano anche Orazio e Marziale. Tuttavia esiste anche un'altra spiegazione etimologica che individua l'origine del nome dall’osco Luc (bosco) ed Eri (sacro), per la presenza di estese boscaglie ricoprenti le sue colline da cui “LOVCERI” , la scritta che compariva nelle monete battute nella sua zecca.
La città romana aveva il suo centro nell'acropoli, nella località che ancora oggi è chiamata Monte Sacro il cui nome sembra derivare, in modo più pertinente, dalla presenza dei templi dei dei romani piuttosto che dall'attuale vicino cimitero comunale che peraltro è stato realizzato sul sito della necropoli romana tardo-imperiale, scoperta negli anni venti del secolo scorso proprio mentre erano in corso i lavori di realizzazione della nuova città dei morti.
Sull'acropoli probabilmente sorgeva il Tempio di Athena Iliaca, quello che secondo il mito fu costruito da Diomede che poi vi avrebbe deposto come dono votivo le sue armi e quelle dei suoi compagni e, soprattutto, il Palladio ovvero la statua della Dea con lancia ed elmo corinzio che era stata presa da Ulisse e Diomede nel Tempio di Athena a Troia. Nulla sappiamo sulle caratteristiche del tempio e la leggenda delle offerte dei campioni greci lascia solo immaginare che all'interno vi fossero appese molte scuri di bronzo.
Le fonti letterarie romane sulla colonia di Luceria sono Livio, Strabone, Velleio Patercolo e Aristide e se Livio ne parla sempre in riferimento alla guerra con i Sanniti a lui si deve la definizione dei suoi abitanti
e per la fedeltà riconosciuta dei suoi abitanti gli fu riconosciuto il diritto di battere monete e darsi leggi proprie.
Il territorio controllato da Lucera era formato in maggioranza da pascoli utilizzati per l'allevamento delle greggi, attività per a quale gli abitanti si trovarono spesso in contrasto con i pastori che provenivano dai pascoli montani dell'Irpinia; i contrasti a volte si trasformarono in scontri violenti tanto che, come racconta Tito Livio, nel 187 a.C il pretore Lucio Postumio fu costretto a condannare a morte 1000 pastori per sedare la rivolta.
Dall'attività di allevamento delle pecore a Luceria si ricavava la lana per la quale la città era famosa e che Orazio decantava: (“le belle lane della nobile Luceria”).
Il periodo più fiorente per Luceria romana risale all'età di Augusto in cui l'aristocrazia locale aderì al programma del princeps avviando un ampio programma di rinnovamento urbanistico con la costruzione di importanti monumenti e tra questi l'anfiteatro ed il tempio dedicato ad Apollo ed al Divus Augustus.
Interessanti quanto e, dal punto di vista storico, piu delle testimonianze architettoniche sono le testimonianze epigrafiche che svelano la storia sociale di Luceria romana. Quando la città dopo la guerra civile divenne municipium entrò a far parte della tribù Claudia - una delle più antiche ed importanti di Roma – ed all'interno di questa si misero in luce la gens Plotia, la gens Vitellia e la gens Statia a cui si aggiunsero a metà del II secolo a .C. i Fufidii Polliones che, sebbene di origine centroitalica si trasferirono presto a Luceria.
Nel I secolo d.C. nelle epigrafi si trova spesso il nome gentilizio imperiale Flavii perchè molte proprietà furono acquistate nell'area dai liberti della dinastia flavia; vale ricordare che il dato non dovrebbe essere casuale perchè nell'area erano molte le proprietà della gens julio-claudia che dopo la caduta di Nerone furono confiscate da Vespasiano e poi quasi certamente ridistribuite ai suoi fedeli sostenitori.
La nascita della comunità cristiana a Lucera, secondo la tradizione, si deve all'apostolato di San Pietro che sbarcato in Puglia avrebbe svolto opera di evangelizzazione in molte città da Taranto a Brindisi, Siponto, Canosa ed nella pagana Luceria. Le fonti storiche, due epistole di Papa Gelasio al vescovo Aecae e ad alcuni magistrati di Luceria, attestano già nel V secolo l'esistenza della cattedra episcopale e la giurisdizione ecclesiastica sulla città; le epistole raccontano che la comunità cristiana non solo chiese al Papa di poter avere un proprio vescovo ma indicò anche il nome di Anastasio che fu vescovo della città all'inizio del VI secolo ed oggi è venerato come uno dei Santi patroni di Troia- Lucera.
La tradizione racconta una storia diversa in cui Luceria ebbe il suo primo vescovo al più tardi nel 70 d.C., un vescovo Basso che apparteneva alla gens Claudia.
Nel V secolo nella città esistevano probabilmente più chiese nella città come testimoniano delle epigrafi relative ad ex-voto che si trovano nel Museo Fiorelli di Lucera. Nella prima “BICTORIUS ET IUSTA PROMISSA SUA E(CCLESIAE) L(UCERINAE) SOLBERUNT”, ovvero “Vittorio e Giusta sciolsero i loro voti alla chiesa di Lucera”, mentre nella seconda “MAXIMA AECLAE (=ECCLESIAE) LUC(ERINAE) VOT(UM) SOL(VIT)” è la matrona Maxima che sciolse i suoi voti nella chiesa di Lucera.
La città nel corso del medioevo si spopolò e perse la sua importanza almeno fin a quando Federico II nel 1224 decise i trasferivi ben 20.000 musulmani dalla Sicilia. L'arrivo di queste genti fece rinascere la città nella quale Federico concesse anche che fossero edificate le moschee dando un segnale forte di autonomia dell'impero a Papa Gregorio IX che per tutta risposta lo scomunicò anche per la sua politica di tolleranza religiosa.
Federico a Lucera trasferì quelle genti saracene che vivevano in Sicilia dove rappresentavano un forte elemento destabilizzante. Dopo essere stati sconfitti da Ruggero d'Altavilla, gli arabi avevano in gran parte preferito tornare in nord Africa, ma una piccola parte era rimasta e continuava ad opporre resistenza ai Normanni; per eliminare la loro resistenza nel 1120 Federico II ne decise la deportazione nella città dauna di Lucera dove aveva anche fatto costruire una residenza. Riportata una certa sicurezza in Sicilia, Federico decise che quella popolazione, sebbene di religione diversa, era comunque composta di suoi sudditi ed anzi poteva avvantaggiarsi delle loro capacità di guerrieri così come aveva fatto il secolo prima Roberto il Guiscardo.
La colonia saracena che era stato tanto fedele a Federico II rappresentava un grosso problema per Carlo I d'Angiò che dopo averla tenuta sotto assedio, finalmente riuscì ad occupare Lucera il 27 agosto del 1269. Come aveva fatto Federico II anche l'angioino volle assicurarsi la sottomissione della città trasferendovi dei nuovi abitanti di cui fosse certa la fedeltà; i nuovi coloni provenivano dalla Provenza.
Al pari di Federico si rendeva conto della importanza strategica della città e cosi fece costruire una cittadella fortificata dove era stata la residenza federiciana, avrebbe ospitato il Corpo di Guardia e le case dei coloni.
La cittadella detta “fortellicia” di forma irregolare si trovava al margine occidentale della città e la sua cinta di mura correva per circa 900 metri intramezzata da due torrioni rotondi ai vertici e da 7 torri poligonali nelle mura ad est e da cui la guarnigione poteva tenere sotto controllo la città. Nelle altre direzioni la cittadella, seppure si avvantaggiava delle difese naturali, fu fortificata con 13 torri quadrangolari e 2 grandi torri poligonali.
Nella prima metà del XV secolo Lucera fu fondamentale nello scontro tra Francesco Sforza e gli Aragonesi per il controllo del Regno di Napoli il cui trono era vacante. Gli Aragonesi ebbero la meglio e nel bosco di Canneto, vicino a Lucera Alfonso I d'Aragona ricevette il giuramento di fedeltà delle città della Capitanata; la conquista di Lucera fece capitolare Vieste, Monte Sant'Angelo, Troia, Foggia e Manfredonia. Gli aragonesi chiamarono la città Nucheria.