I vasi di Ruvo

Affresco da Tomba delle Danzatrici – Ruvo di Puglia IT

Per strane vicissitudini dettate dal destino, una delle pagine della storia del collezionismo archeologico dell'Ottocento è stata scritta a Ruvo. La città divenne centro di interesse e curiosità di studiosi e collezionisti di tutto il mondo quando il 15 novembre del 1833 fu scoperta la Tomba delle Danzatrici.

Cratere Attico a figure rosse del V secolo a.C. rinvenuto a Ruvo di Puglia – Museo Jatta, Ruvo di Puglia IT

Studi hanno poi appurato che era la sepoltura risalente al IV secolo a.C. di una aristocratica apula, probabilmente figlia di un ricco signore di Rubi che fece dipingere lungo le pareti della camera ipogea una scena del mito di Teseo, la danza delle nove fanciulle ateniesi liberate dalla prigionia del Minotauro. La consuetudine di dipingere le pareti delle tombe era propria della cultura etrusca e quindi è certo che il territorio di Ruvo subì gli influssi di Capua dove nel VII secolo sono attestati gli etruschi che, ormai integrati con i primi coloni greci, diedero vita a nuove ritualità e simbolismi nell'arte funeraria che poi si diffusero nel resto della Magna Grecia.

Corazza anatomica in due parti ritrovato a Ruvo di Puglia in sepoltura ipogea de del IV sec. a.C. - Cabinet des Medailles, Parigi F

Ma se questo fu il ritrovamento che fece accendere le luci del mondo sulle antichità nascoste nelle viscere di Ruvo, ugualmente importanti ma di minor eco furono i ritrovamenti di molti altri corredi funerari ed in particolare dei vasi rituali che sembrano in nessuna altra necropoli essere così numerosi come a Ruvo soprattutto perché tra questi, inaspettatamente, furono trovati numerosi vasi attici di cui circa 30 a figure nere ed oltre 110 a figure rosse. Ma quanti siano stati i ritrovamenti eccellenti del passato non è possibile saperlo con esattezza perché i ritrovamenti erano per lo più non autorizzati ed i cercatori non facevano pubblicità alle loro scoperte.
Dopo il ritrovamento della Tomba delle Danzatrici, fu istituita la Commissione degli scavi Regi di Ruvo che fu attiva nel territorio dal 1837 al 1842, ma la sua attività si limitava ad annotare dove si scavava, e cosa veniva trovato; degli oggetti veniva stilato un elenco e di quelli considerati di maggior valore ed in migliori condizioni di conservazione, si faceva anche la descrizione. Dopo la Commissione poteva acquistare per conto del Reale Museo di Napoli i pezzi di suo interesse mentre gli altri oggetti rinvenuti venivano lasciati al proprietario del fondo che poteva tenerli per sé o venderli sul mercato antiquario.
I tesori del sottosuolo di Ruvo , salvo qualche rinvenimento casuale durante i lavori agricoli, cominciarono ad essere cercati all'inizio dell'Ottocento, e soprattutto quando cominciarono ad arrivare richieste dai collezionisti e dai musei di tutta Europa, la ricerca divenne selvaggia<. L'anno horribilis fu il 1922; in quell'anno la caccia al tesoro nelle campagne di Ruvo fu condotta senza freni da “società di scavo” che cercavano anche su commissione.
Un episodio fa comprendere come andavano allora i fatti. Nel gennaio del 1840 la Commissione fece aprire una tomba individuata durante dei lavori agricoli; era la sepoltura di un guerriero e c'era una corazza anatomica in due pezzi, un paio di schinieri, un elmo frigio, uno scudo con episemon a forma di cinghiale, sedici vasi figurati di cui un cratere con dodici figure che rappresentano l'apoteosi di un guerriero in un naiskos ed infine un vaso in pasta vitrea con quattro facce umane a rilievo.

Vaso di Talos esposto nella sala del Museo Jatta a Ruvo di Puglia, Bari IT

Di questo piccolo tesoro la Commissione segnalò al Reale Museo Borbonico di Napoli solo lo scudo, definendolo come ... sfoglia in rame raffigurante un porco ..., poi fece disegnare i vasi e poiché tutto il resto non parve sufficientemente interessante, il proprietario del fondo fu libero di disporne come voleva; e la corazza anatomica finì al Cabinet des Medailles di Parigi dove si trova tutt'ora.
Sebbene i proprietari dei fondi avessero libertà di fare ciò che volevano con quanto veniva ritrovato avevano l'unico vincolo di far registrare i ritrovamenti e forse per evitare di far conoscere quanto potevano guadagnare con i reperti, questi finivano per essere acquistati da collezionisti di tutto il mondo nel mercato clandestino.
Tuttavia a Ruvo si realizzò una fortunata condizione, agli inizi dell'Ottocento vi erano tra i suoi cittadini alcuni personaggi che furono a loro volta curiosi e attenti collezionisti, uno su tutti fu Giovanni Jatta, un giureconsulto ed archeologo che iniziò come collezionista di monete a cui si aggiunsero nel tempo i vasi , per lo più rinvenuti nella necropoli di Rubi.
La Collezione Jatta rappresenta un unicum in quanto è ancora esposta nel Palazzo Jatta a Ruvo e secondo i criteria che erano stati adottati dal suo fondatore. Oggi la collezione è patrimonio dello stato italiano e nelle sale sono i mostra circa 2000 vasi di cui il più importante è considerato il cosiddetto Vaso di Talos, è un cratere attico a figure rosse di grandi dimensione , datato alla fine del V secolo a.C.. Nel registro centrale è rappresentata la morte di Talos, il gigante di bronzo e guardiano di Creta, vittima della magia di Medea mentre si sta accasciando tra le braccia dei Dioscuri.

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